MONDIALI 1982: ITALIA : Inaspettatamente gli uomini di Bearzot, partiti tra lo sfavore generale, si impongono in un crescendo impressionante culminato con la vittoria per 3-1 contro la Germania Ovest. Argentina campione in carica deludente con Maradona, Brasile eccezionale ma incappa nel cammino dell’Italia
L’ ottimo andamento nel Mondiale argentino
del 1978 apriva un biennio importante per la Nazionale azzurra, seppur
vuoto di impegni agonistici, data l’automatica qualificazione agli Europei, di
cui l’Italia aveva ottenuto l’organizzazione. Il confermatissimo Enzo Bearzot,
soprannominato “il Vecio” dallo scrittore Arpino, lo spese quasi esclusivamente
a celebrare i propri fedelissimi d’Argentina. Due scialbe amichevoli
ravvicinate in settembre con corredo di sonori fischi (1-0 a Torino alla
Bulgaria, 1-0 alla Turchia a Firenze) chiarirono profeticamente che l’Italia
non avrebbe vissuto di rendita sulle belle prove di Baires.
Il Ct
ne prese atto in novembre, quando in amichevole a Bratislava la
Cecoslovacchia umiliò i suoi prodi per 3-0. In campo c’erano gli undici
“argentini”, finì a botte e calci (Antognoni espulso), con l’Italia costretta a
difendersi senza riuscire a reagire. Bearzot non aveva alcuna intenzione di
battere nuove strade e finì nuovamente nel mirino della critica. A dicembre
superò la Spagna per 1-0 con gol del solito Rossi, facendo esordire il giovane
Giordano, piccolo e tosto centravanti, in auge nella Lazio grazie a doti
tecniche da campione. In febbraio, ecco l’Olanda a Milano, con suggestioni
mondiali. Bearzot inserì l’interista Oriali e il giovane stopper milanista
Collovati; Rossi e Bettega fecero il resto, per un 3-1 scintillante. Commento
più diffuso: la Juventus si allenava in campionato (dove, senza Rossi,
zoppicava) per giocare bene in Nazionale.
Il Milan del sempiterno Rivera si accingeva a conquistare il proprio decimo
scudetto vincendo il duello sul sorprendente Perugia, mentre il Vicenza di
Rossi avrebbe di lì a qualche settimana pagato il proprio peccato di
presunzione finendo in B, al termine di un torneo avaro di nuovi valori e di
grandi espressioni spettacolari. Il che non poteva non alimentare il
conservatorismo di Bearzot.
Il
momento positivo degli azzurri proseguì in maggio, quando ospitammo
all’Olimpico l’Argentina mundial, fresca vincitrice (ai rigori) sull’Olanda nel
trofeo Fifa. Mancavano gli “europei” Ardiles, Kempes, Ortiz e Bertoni, ma c’era
il diciottenne Maradona. Bearzot confermò la formazione del Mondiale arricchita
da Collovati e Oriali e solo un rigore inventato consentì a Passarella di cogliere
il 2-2. Quando l’impegno chiamava, la Nazionale sapeva rispondere. Tre
settimane dopo, il Ct sembrò divertirsi con i suoi detrattori: per
un’amichevole a Zagabria con la Jugoslavia diede la stura agli esperimenti
(attacco a tre punte, inserimento di Giordano), col risultato di un sonante 4-1
per gli uomini di Miljanic. Come a dire: chi lascia la via vecchia per la
nuova…
Estate
1979, parte la stagione degli Europei per il nostro calcio, che deve
sopportare un campionato gramo, povero di gol e spettacolo, l’Inter delle
rivelazioni Pasinato e Beccalossi come grande protagonista. Cinque amichevoli
sono in programma prima della manifestazione continentale. Un comodo successo
sulla Svezia (1-0) a Firenze, poi una passeggiata (2-0) con la Svizzera a Udine,
una spenta vittoria sulla Romania (2-1) a Napoli e un risicato 1-0 sull’Uruguay
a Milano confermano la volontà di Bearzot di rimanere fedele alla linea
tracciata, nonostante un gioco all’insegna quasi obbligata della noia,
nell’interminabile valzer di amichevoli. Nonostante il pieno di vittorie, le
critiche tornano a mordere l’immobilismo del Ct, prima che un evento di portata
travolgente intervenga a scompaginare le carte, cambiando del tutto la scena.
Acceso dalla denuncia di un fruttivendolo, esplode il Calcio-scommesse, il più
grave scandalo della storia del nostro calcio. Si muove persino la giustizia
ordinaria (per il reato di truffa), mettendo le manette al calcio. Tra i
giocatori arrestati il 23 marzo 1980 al fischio di chiusura delle partite c’è Giordano;
colpito da ordine di comparizione anche Paolo Rossi, trasferitosi al Perugia
dopo la retrocessione del Vicenza.
Dopo
pochi, convulsi mesi, i due alfieri azzurri per gli imminenti Europei si
ritroveranno appiedati dalla giustizia sportiva: tre anni e mezzo il laziale,
due anni il perugino. Per Bearzot la mazzata è pesantissima. Il 19 aprile Rossi
gioca in azzurro per l’ultima volta, per un poco rassicurante pareggio a Torino
con la Polonia (2-2). Il Ct, così come gli appassionati, appare frastornato per
la portata dello scandalo, allargatosi ai vertici tecnici minacciando la
credibilità dell’intero movimento.
In
questo clima di sfascio, mentre il governo del pallone riapre, dopo quindici
anni, le frontiere ai giocatori stranieri, la Nazionale si ritrova a giocare
l’Europeo in casa all’insegna dell’impotenza offensiva. Orbato dei due
attaccanti più forti, Bearzot ripiega sul calante Graziani, riproponendo pari
pari la Nazionale “argentina”, con le uniche novità Oriali e Collovati.
Bloccati sul nulla di fatto dalla Spagna in apertura a Milano, gli azzurri
battono l’Inghilterra a Torino ben oltre l’unico gol, dovuto a una prodezza di
Tardelli. Ma col Belgio è di nuovo zero a zero, complice l’arbitro Garrido, e
addio finale, mentre l’intera manifestazione si risolve in un pauroso “bagno”
economico, tra stadi vuoti e scarso entusiasmo generale. Come due anni prima,
dobbiamo accontentarci della finale per il terzo posto, persa ai rigori con la
Cecoslovacchia (1-1 dopo i supplementari) per l’errore decisivo di Collovati.
La Germania rinnovata di Derwall vince meritatamente il titolo superando il
Belgio all’Olimpico. Bearzot si lamenta: siamo quarti senza avere mai perduto,
se non dal dischetto. La risposta è fin troppo ovvia: in quattro partite
abbiamo segnato due gol. Troppo poco per pretendere di più…
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